Il giardino, fin dalle sue origini sviluppato 'in costa' su diversi livelli scalati sul fianco della collina di Castelletto, subì nel corso del settecento, insieme al Palazzo, una sostanziale modifica al piano del cortile e del primo terrazzamento.

Confrontando le planimetrie del Rubens e del Gauthier appare chiaro un ampliamento dello spazio del cortile in funzione scenografica, ottenuto sbancando e arretrando il muraglione di contenimento del primo livello del giardino, e dando così maggior respiro al fondale che ospiterà poi il ninfeo. Operazioni simili vennero realizzate negli stessi anni in altre dimore private della città, in Strada Nuova, così come in Strada Balbi.

Magnani riconduce alla regia del Parodi l'intera animazione plastica dello spazio del giardino: i satiri sulla balaustra che si affaccia sul primo terrazzamento, come le cinque statue che dominano il giardino dall'alto del muraglione del secondo livello. Qui è predominante il tema bacchico: due figure femminili e tre maschili, tra cui probabilmente lo stesso Dioniso, suonano cornamuse, flauti e strumenti musicali.
Il muraglione al secondo livello del giardino è occupato al centro da un nicchione: qui una vasca in pietra di finale è animata da un enorme Sileno in stucco, impegnato a versare da un'anfora il vino - l'acqua della fonte - nella bocca di Bacco. Sul fianco a ponente si apre una grotta, con stalattiti e conchiglie, nel cui antro tenta di rifugiarsi un cinghiale cacciato da Adone. Si accede a questo luogo di natura e artificio percorrendo un pergolato settecentesco in ferro, il cui percorso è scandito da busti marmorei dei dodici Cesari, alcuni riconducibili secondo Magnani all'ambiente del Parodi. 
Nei documenti rinvenuti la grande pergola del giardino è indicata con termine arabo "cubba", come già la più conosciuta 'cubba' di Palazzo del Principe. Le carte d'archivio ricordano inoltre la presenza di una uccelliera detta "dei pavoni", che si sa restaurata nel 1791 e oggi perduta.
Al centro del parterre si trova una vasca circolare in marmo bianco con nel mezzo un piccolo Ercole in lotta con un serpente, ancora ascrivibile all'ambito parodiano. Più oltre si eleva un'alta torre intonacata, in origine dotata di un meccanismo idraulico per garantire il funzionamento dell'approvvigionamento idrico del giardino, oggi straordinario punto di vista dall'alto sull'intero complesso.


 

Giardino, veduta della Torre e del Ninfeo.

Giardino, particolare della grotta in cui Adone caccia il cinghiale.

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